Orpheu
Eu não sou eu nem sou o outro,
Sou qualquer coisa de intermédio:
Pilar da ponte de tédio
Que vai de mim para o Outro.
Io non sono io e neppure l'altro
sono qualcosa di intermedio:
pilastro del ponte della noia
che da me va verso l'Altro.
Gli unici due numeri di Orpheu vennero pubblicati 91 anni fa.
Io li ho comprati 2 anni fa, e anche oggi aprendone le pagine travolge sempre presente la vertigine futurista che univa Fernando Pessoa, Mario de Sá-Carneiro e Guilherme de Santa-Rita, i tre fondatori.
Mi prende a poco a poco il delirio delle cose marittime,
mi penetrano fisicamente il molo e la sua atmosfera,
lo sciabordare del Tago mi assale i sensi,
e comincio a sognare, comincio ad avvolgermi nel sogno delle acque,
le cinghie di trasmissione cominciano a farmi presa sull’anima
e l’accelerazione del volano mi scuote nettamente.
Mi chiamano le acque,
mi chiamano i mari.
Mi chiamano, levando una voce corporea, le lontananze,
sono tutte le epoche marittime sentite nel passato, che chiamano.
All’improvviso qualcuno agita come in uno staccio quest’ora doppia
e, mescolata, la polvere delle due realtà cade
sulle mie mani piene di disegni di porti
con grandi velieri che partono e non pensano a tornare.
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