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Cari amici , ben ritrovati. L’enunciato completo dell’ambiziosa tesi di oggi recita così:
Alcune femmine bianche grasse vanno coi neri.
Definiamo ‘grasse’ le femmine che vanno da un “lieve” sovrappeso fino quasi a toccare l’obesità più mortificante. Tuttavia, secondo le nostre rilevazioni statistiche, quanto sopra è valido soprattutto per le ragazze ‘mediamente’ sovrappeso: fianchi larghi; panzetta ai limiti del ‘simpatico’ ma comunque ben presente; seno oscillante tra il medio-piccolo ed il grande, ove il piccolissimo rimane escluso anche solo dalla distribuzione normale dell’adipe su tutto il corpo.
Con ‘neri’ intendiamo ciò che intendono tutti, sia rispetto all’elevata pigmentazione della pelle, sia per quanto concerne le spiccate doti sessuali.
Come avranno già notato i più attenti, la formulazione di questa legge (quel “Alcune” iniziale) la rende piuttosto una constatazione. Non si sta quindi affermando che “tutte le ragazze grasse vanno con i neri”, perché ciò non è vero. Probabilmente in un mondo parallelo, ove freni inibitori e sovrastrutture sociali (famiglie, reputazione al bar, etc.) non intervenissero mai, questa nostra constatazione avrebbe valenza di legge universale. Ma la libertà non esiste, quindi… etc.
Nostro obiettivo è allora descrivere il fenomeno e spiegarne le ragioni. Ebbene, è evidente che ogni persona grassa (v. sopra), specialmente se donna, vuole “godersi la vita”. Una donna grassa non ha nessuna intenzione di rinunciare al piacere di mangiare: nella sua scala di valori la considerazione sociale (almeno la parte che passa attraverso canoni estetici) viene dopo un bel piattone di pappardelle. È lecito allora estendere questa sua inclinazione ad un altro “piacere della vita”: il sesso. La donna grassa vuole fare del buon sesso.
A questo punto ci poniamo nell’ottica del nero. Il nero è legato ad una visione della bellezza più quantitativa che qualitativa. Preferisce ‘contare’ la bellezza piuttosto che giudicarla. Ciò potrebbe essere dovuto, tra gli altri fattori, ad un immaginario collettivo che lega ogni nero a mamma Africa, dove l’economia è ancora fortemente legata alla sussistenza. È un po’ come la nonna che ha vissuto l’esperienza della guerra e della fame, e da allora farcisce i nipoti di ogni genere alimentare: dopo generazioni e generazioni di neri campate sempre con un piede immerso nella palude della povertà, si è venuta a stratificare nel loro dna culturale una certa ‘estetica dell’abbondanza’.
A ciò si aggiunga che purtroppo il nero vive ancora, nella nostra società (specialmente in Europa), una posizione subalterna nella scala sociale. È chiaro allora che se nelle intenzioni il nero si sente attratto dal mercato delle bianche, perché andare con una bianca rappresenta un avanzamento, de facto non potrebbe neanche ambire alla fascia più alta dei prodotti (le magre) perché deve scontare una posizione sfavorevole in termini di potere d’acquisto.
Il quadro è allora completo: da un lato c’è una golosona bianca che non ha molto successo nel mercato dei bianchi, e probabilmente ne rimarrebbe anche delusa dal punto di vista fisico; dall’altro c’è un nero che non ha problemi ad affrontare qualche rotolino in più (anzi si sente più sicuro), e comunque ne guadagna ampiamente in percezione del proprio status sociale. La compatibilità è totale.
Non resta dunque nient’altro che augurare tutto l’amore del mondo alla nostra coppietta , e mandare un abbraccio speciale al padre di lei. Non disperi, signor Alfredo, è un bravissimo ragazzo!