Intervista ad Alessandro Gori (lo Sgargabonzi)
In occasione dell'uscita del suo secondo libro, vi proponiamo un'intervista ad Alessandro Gori, autore del blog satirico Lo Sgargabonzi, nonché dell'omonima pagina Facebook e di due libri editi da Fuorionda, Le avventure di Gunther Brodolini e Bolbo.
Ciao Alessandro, come stai?
Si campicchia. Ultimamente mi sveglio che non sento le gambe per almeno un’ora, nemmeno se me le buco con uno spillo. Credo sia lo stress.
Ma sì, sarà sicuramente lo stress. Veniamo a noi. Il tuo secondo libro, Bolbo, mi è sembrato molto diverso dall'esordio, Le avventure di Gunther Brodolini. Se in Brodolini il registro prevalente era il macabro, il funereo, stavolta le atmosfere si fanno più trasognate, surreali, e al posto dell'umorismo nero subentra una certa malinconia di fondo. Come è maturata questa svolta?
In realtà tutto questo c’era anche in Brodolini, un libro che richiedeva una lettura attiva, motivata e scarnificante e che è stato equivocato dalla collettività, proprio come tante cose belle della vita che vengono scambiate per altro: Squallor e fumetti Bonelli in primis.
Bolbo è un iridescente, sfrenato ed entusiasmante premorte di 140 pagine. E sì, è completamente diverso da Brodolini. Conta che non è scritto solo da me, ma anche da Gianluca Cincinelli, il mio compagno di banco delle superiori, bocciato per colpa mia prima della maturità per un gioco psicologico durante l’ultima ora di lezione d’un sabato d’aprile.
Hai detto premorte, e in effetti un sentimento che attraversa un po' tutti i capitoli di Bolbo (ma in particolar modo Insonnia e l'Epilogo) è l'horror vacui, la paura della morte e del nulla dopo la morte. Ti consideri un ateo?
Purtroppo sì. Un ateo vero, di quelli che se la fanno sotto sapendo che dopo la morte non c’è niente. In cambio d’un qualsiasi straccio di Aldilà, sposerei volentieri anche le posizioni della Chiesa più ipocrita, dannosa e calzaneonati.
Nella prefazione di Giorgio Salati, il libro è presentato come un tentativo di custodire lo spirito infantile, di mantenere lo stupore sempre vivo di un bambino di fronte a frammenti di realtà minuscoli e apparentemente insignificanti. Bolbo inscenerebbe insomma un rifiuto di crescere e di cambiare, perché ogni cambiamento implica deperimento e ci avvicina alla morte. La tesi di Salati, in effetti, trova esplicito riscontro in un capitolo, Sotto copertura, dove affermi che "nella vita si impara qualcosa solo da bambini, per poi affannarci inutilmente per il resto dell'esistenza cercando di catturare magari anche solo una scia, di quei colori visti solo allora". Qual è il tuo rapporto con l'infanzia, e più in generale col passato? Ti ritieni un nostalgico?
Ho avuto un’infanzia bellissima. E, come si dice, da un’infanzia felice non puoi che peggiorare. E sì, ho nostalgia di qualsiasi cosa sia passata, bella o brutta che sia. Madonna che bella persona.
Secondo alcuni, però, la nostalgia dell'infanzia deriva dal fatto che essendo passato molto tempo da allora, non ne abbiamo un ricordo esatto e quindi tendiamo a trasfigurarla e idealizzarla, rimuovendo i momenti negativi. Lo scriveva Leopardi nello Zibaldone, lo dice anche Roberto nel Sorpasso. Non ti sembra un'ipotesi credibile?
Penso anche io sia così. Ma c’è anche dell’altro. Quello che oggi riesci perfettamente a contenere, risolvere e digerire, nell’infanzia era un mare misterioso dentro cui nuotare guardinghi e affascinati. A sei anni, se eri un bambino umanamente decente, abbassavi lo sguardo intimidito anche davanti ad un sagomato di cartone di Zagor in tricromia.
A tratti Bolbo è anche un esperimento sul significante, un puro gioco fonetico. Il capitolo che reca il titolo del libro, in particolare, è composto da una sequenza di parole del tutto irrelate dal punto di vista semantico. Cosa volevate esprimere con quel capitolo?
Volevamo esprimere il sentimento del protagonista che lotta in un coma profondo che ha la forma di un ipnotico muro di parole, rotto unicamente dalle facce di personaggi della Prima Repubblica.
Personaggi che troviamo spesso anche nei tuoi status, tra l'altro. Qual è il tuo politico preferito della Prima Repubblica?
Ugo Intini.
E la tua parola preferita?
Golconda.
Sappiamo che la tua più grande passione sono i giochi da tavolo. Ebbene, sono presenti in Bolbo due personaggi, i gemelli Friedrich e Friedrich Knizia, il cui cognome ricalca quello di un autore di giochi da tavolo, Reiner Knizia. È un caso?
No, per niente. Ma il libro è pieno di ossessioni mie e del mio coautore bocciato. Si citano pure una dozzina di album musicali a noi cari. Ci piacerebbe che chi legge il libro ne fosse incuriosito e approfondisse.
Ok, facci una lista dei tuoi 10 album preferiti di tutti i tempi.
In ordine sparso:
Oasis – (What’s The Story) Morning Glory?
Daniele Luttazzi – Money for Dope
Pulp – This Is Hardcore
Squallor – Uccelli D’Italia
HAL – S/T
Fabrizio De André – La Buona Novella
Fool’s Garden – Go & Ask Peggy for the Principal Thing
Claudio Baglioni – Gira che ti Rigira Amore Bello
Queen – II
Daniele Silvestri – Il Dado
Tornando ai giochi da tavolo, dato che si avvicina il Natale, ce n'è qualcuno in particolare che ti piacerebbe ricevere in regalo dai tuoi fan?
Ottima domanda!
Ecco qua la mia wishlist su Amazon.it: http://www.amazon.it/registry/wishlist/1HKH5VCUFUI48
Questa invece è su Egyp: http://www.egyp.it/modules/blockwishlist/view.php?token=09528DFA0AB17ACF
Credo che, in un mondo decente, ogni italiano mi dovrebbe un gioco di società.
Sia in Bolbo che in Brodolini sono presenti alcune poesie in inglese maccheronico molto divertenti. Hai mai pensato di pubblicare una raccolta di poesie?
Con il mio miglior amico Davide Colombo, ovvero il Deboscio, sognavamo nottetempo un libro di grafiche sue e versi miei. Abbiamo mostrato il progetto a Dezani che è stato subito chiaro: “Le grafiche sono belle, le poesie fanno schifo”. Per poi aggiungere: “Davide facciamo così: il Gori lo spediamo fuori dalle palle e pubblico un libro solo con le tue grafiche”. La risposta di Colombo? “Piuttosto mi faccio ammazzare”.
Hai già in cantiere un terzo libro?
È ancora una vaga idea ma il titolo già ce l’ho: Le Grand Gaspar. È la storia di un dandy moderno, sotto forma di un pitone arrotolato a delle stampelle grazie alle quali riesce a deambulare come una persona. Un omaccione di 1 metro e 90 con cilindro, monocolo e farfallino, che riesce a vivere avventure normalissime.
Come nascono gli status che pubblichi su Facebook?
Non esiste una regola. Di solito meno ne so dell’argomento a cui mi riferisco, meglio mi vengono gli status. E tanto anche se mi vengono male i più neanche li capiscono. In questo momento ne sto scrivendo alcuni in cui faccio la parodia di quegli status noiosissimi contro i vegetariani, ma comunque la maggior parte dei commentatori pensa che siano effettivamente degli status creativi contro i vegetariani (che invece mi stanno pure simpatici).
Una cosa che i tuoi status non suscitano mai è la risata piena, di pancia. Il tuo scopo, semmai, sembra essere quello di provocare fastidio e imbarazzo in chi ti legge, di "rovinare" la gag classica.
Sì, se c’è una cosa che fin da bambino non ho mai sopportato è la risata pasciuta e rotonda, quella che ti sazia, ti risolve la serata e ti mette in pace col mondo. Mi piace che dietro la mera battuta ci sia sempre la percezione di un narratore, che ti incuriosisca capire chi è, se ci fa o c’è sul serio, se potresti o meno affidargli tuo figlio per mezz’ora mentre sei di chemio.
Nella biografia stampata sulla quarta di copertina di Brodolini leggiamo che ti sei laureato in Psicologia con una tesi sulla dipendenza da internet. È un problema che ti riguarda da vicino?
In realtà no. Scelsi quell’argomento solo per il fatto che, essendo abbastanza pionieristico ai tempi, era una buona scusa per non sbattermi troppo al fine di sfoggiare chissà quale bibliografia. Non ho mai amato studiare, nemmeno quando ero il primo della classe. Non me ne è mai fregato niente e non ho seguito un solo minuto di lezione nella mia vita, anche se avevo l’espressione attenta.
Hai mai ricevuto minacce per quello che scrivi?
Un sacco di volte. A quelli che minacciano di venirmi a pestare sotto casa garantisco che non muoverò neanche un dito né tantomeno farò denunce. Chiedo solo di non picchiarmi sotto il portico di casa, con mia madre anziana e molto malata che mi guarda impaurita dalla sedia a dondolo in veranda, trattenendo le lacrime, e io che le faccio capire che fra poco è tutto finito, fra poco se ne vanno mamma.
Qual è la cosa che odi di più al mondo?
I puttanieri.
Ti vedremo mai in televisione?
A febbraio sarò Fantozzi in una fiction RAI su Gesù.
A quando uno Sgargabonzi Live a Napoli?
Molto presto. Probabilmente in questi stessi minuti. So che ci sono diversi ragazzi del Vomero senza il braccio destro e la gamba sinistra che si spacciano per me.
Qual è il primo provvedimento urgente che attueresti se fossi presidente del consiglio?
L’aborto obbligatorio alla prima gravidanza, solo per far vedere come funziona.
Un'ultima domanda: che lavoro ti piacerebbe fare da grande?
Il comico.
Grazie Alessandro, la nostra conversazione finisce qui. Un saluto per gli amici di Visiogeist?
Dezani mi raccomando i giochi da tavolo. Le wishlist le ho messe, le battute mi pare che le ho fatte, il mio coautore l’ho citato, ora rileggo l’intervista e correggo le sviste. Boh, mi pare che ci sia tutto. Scida, metti qualche link a Bolbo e Brodolini su Ibs. Ciao Visiogeist.
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