Il Calcio oggi
La contrapposizione tra bene e male, di cristianesimo e satanismo, può essere una buona griglia ideologica per leggere il conflitto fra le due grandi scuole tattiche del calcio contemporaneo, quella olandese-catalana e quella tedesca. Da una parte il gioco di posizione, col suo istinto vitale alla costruzione, all’edificazione di architetture di gioco complesse. Il calcio come inno alla capacità di undici esseri umani di creare associazioni creative attorno al pallone. Ma anche il calcio sudamericano come paradigma del rapporto dolce e sensuale con l’oggetto sferico. «Il pallone va trattato bene» dice un sacerdote del calcio del bene, come Juan Roman Riquelme. Dall’altra parte c’è la scuola tedesca, che ha estremizzato il lato più oscuro del sacchismo, e che nelle sue correnti più esoteriche e radicali – il primo Rangnick, Roger Schmidt – predica un calcio in cui la palla è invece nemica. «Il pressing è il miglior playmaker» provoca col riso del pazzo Jurgen Klopp.
Questo ovviamente non significa giocare a caso. Come ricordano le teorie matematiche del caos, caso e caos non sono la stessa cosa: esiste comunque un ordine empiricamente dimostrabile all’interno di un sistema caotico. E di certo non si può dire che il gioco di Klopp manchi di organizzazione e di pattern studiati per generare un’evoluzione che è casuale solo all’apparenza.
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