feste tristi

feste tristi

stasera, domani sera, ogni sera nel mondo qualcuno ha fatto una figura di merda col dj appositamente ingaggiato, si è preso un lexotan ed è andato a letto ed ha lasciato che fossero i suoi genitori a mettere in frigo le pizzette e a portare in cantina le bibite perché lui aveva il terrore di entrare nella stanza.

 

Era la notte di San Silvestro di una decina di anni fa. All'avvicinarsi della data, la questione del 'cosa fare a Capodanno' diventava sempre più pressante e nessuno aveva voglia di sbattersi per organizzare alcunchè, finchè la mattina del trenta io e i miei accoliti ricevemmo un'ultima offerta: una "cena seguita da un dj set" presso un imprecisato fabbricato poco fuori dal paese. Qualcuno si sarebbe occupato di tutto, dalla pulizia del locale all'acquisto del cibo e dell'alcool, in cambio di una quota di adesione non troppo esosa. Era impossibile rifiutare, ormai era tardi.

 La sera del trentuno pioveva fortissimo e faceva un freddo di cristo. Il posto in cui giungemmo era l'officina di un gommista, appositamente svuotata per l'occasione. Eravamo tra le quaranta e le sessanta persone, stipati come polli d'allevamento in uno spazio vitale strettissimo. L'aspetto positivo era che la calca contribuiva al riscaldamento dell'ambiente; tuttavia l'umidità irreale che si creava all'interno del posto spesso conduceva qualcuno sull'orlo dello svenimento, al che venivano spalancate le porte del garage e il malcapitato veniva trasportato fuori a respirare. 

 Il cibo era scarsissimo e freddo, da consumare in piedi sballottati dalla folla. Il 'dj set' si rivelò essere una selezione di tamarrate senza soluzione di continuità,  l'apposita compilation era stata preparata da un ragazzo con gli occhiali scuri che si dimenava come se fosse stato avvolto da fiamme invisibili. Scoprii in seguito che il tipo era completamente non vedente. 

In compenso l'alcool era davvero abbondante e tutti facemmo l'unica cosa che era possibile fare: ci ubriacammo pesantemente, chi più chi meno. In particolare un tizio esagerò davvero: lo chiamerò Benone.

Benone all'epoca aveva credo venticinque anni: lo conoscevo appena, qualche volta ci avevo giocato a calcetto. Era magrissimo, alto e pallido e aveva già perso gran parte dei capelli. Mi sembrava un tipo a posto, non particolarmente brillante ma nemmeno un idiota. Quella sera probabilmente Benone aveva deciso a priori di voler collassare: subito dopo il suo arrivo prese a ingollare diversi litri di roba, mischiando vino, birra, vodka, rum, gin, amari, tutto. Beveva e fumava sigari. Ogni tanto si affacciava fuori, poi bussava, qualcuno gli riapriva e tornava a riempire il bicchiere. 

Nell'arco della serata Benone attraversò una lunga serie di stati d'animo, dalla più completa pacatezza all'euforia più incontrollata, come se si trattasse di una sinusoide impazzita, finchè finì per appoggiarsi ad una parete per entrare in una sorta di stato catatonico. Poco dopo sparì nel nulla. 

Venne rinvenuto una ventina di minuti dopo all'esterno, steso per terra con i pantaloni abbassati, da un tipo che per poco non gli pisciava sopra. Il tipo rientrò in officina e diede l'allarme: il dj cieco spense la musica e venimmo tutti fuori, nonostante la pioggia. Benone era in stato profondamente confusionale, biascicava e vomitava senza sosta. I pantaloni erano stati lavati con la diarrea. Ci guardammo tutti l'un l'altro incerti sul da farsi, finchè due amici lo presero, uno dai talloni e l'altro da sotto le ascelle per trasportarlo dentro. Tuttavia durante il tragitto Benone spalancò la bocca ed emise un getto di sbocco a trentadue atmosfere che colpì in pieno uno dei portantini, che istintivamente mollò la presa e fece precipitare Benone in una pozzanghera di fango, ove rimase per un paio di minuti rifacendosela addosso. Il secondo tentativo di trasporto ebbe buon fine e Benone fu adagiato su un tavolo, esanime. Constatate le sue condizioni qualcuno ritenne, a mio avviso opportunamente, di chiamare il 118. Nell'attesa la gente provava a scuoterlo, lui borbottava ad occhi chiusi, voltava la testa e vomitava in un secchio che veniva svuotato fuori regolarmente sotto la pioggia. Nel frattempo le casse avevano ripreso a diffondere musica e qualcuno aveva ricominciato anche a ballare. 

 L'ambulanza finalmente arrivò e Benone fu caricato a bordo. Il personale sanitario ci rassicurò: Benone sarebbe sopravvissuto. L'avventura sembrava avviata a concludersi con un lieto fine, senonchè l'ambulanza, al momento di ripartire, rimase ingolfata nel fango. Provammo a spingerla sotto la pioggia, al gelo, con la forza della blasfemia, ma non ci fu verso. Venne chiamata un'altra ambulanza, che accolse un Benone , e con un cavo da traino tirò fuori la prima ambulanza dalle sabbie mobili. 

 E' stato uno dei capodanni più divertenti che io ricordi. Rividi Benone in giro una decina di giorni dopo: era al bancone di un bar e stava bevendo un succo di frutta.

 

 

qualche anno fa c'era un mio amico, o meglio un coinquilino di amici che compiva gli anni e più o meno lo stesso giorno e anche il mio coinquilino compiva gli anni. gli equipaggi delle due case erano amici ma alla fine erano state organizzate due feste e tutti erano invitati a tutte le feste. gli inquilini di quella casa avevano declinato l'invito perché trovavano sgarbato lasciare quella festa, io invece, che sono una persona buonissima, avevo deciso di stare un po' alla festa in casa mia e ad una certa ora fare una capatina di là. e allora il mio coinquilino fa questa festicciola, molto tranquilla ma con diverse persone, poi io saluto e vado di là. quell'altro aveva invitato della gente ma alla fine non si era presentato nessuno a parte me e i suoi coinquilini. in particolare aveva invitato tre amici del suo villaggetto che avevano confermato la presenza e poi qualche ora prima avevano telefonato, separatamente, per dire che non potevano venire per "motivi familiari", come la giustificazione delle elementari. io mi sarei anche molto dispiaciuto, non fosse che questo qua ci aveva già abituati alla propria vita di pena quindi non è che fosse sta gran cosa. si ubriacò pesantemente e diventò inquietante, alternando momenti di mania (abbracci e canzoni di ligabue cantate a squarciagola) ad altri di depressione (rannicchiarsi nel sottoscala o andare da solo sul tetto a prendere la pioggia).

 

 

Io una volta - avevo credo 17 anni - organizzai una festa di capodanno per una decina di amici a casa mia. La maggior parte non si presentarono dando buca nel pomeriggio del 31 fra fastidiosi "vengo/non vengo" perché uno stronzo che cambiò idea all'ultimo convinse gli altri a fare lo stesso. Dopo aver preparato tutto da giorni. Al "ti porto la roba da mangiare che aveva preparato mia mamma e poi vado via" gli dissi di non presentarsi proprio. Rimanemmo in tre.

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