«In digitale gli editori continuano a fare libri che sono identici a quelli di carta», si sente dire spesso. I libri sono finiti dentro gli schermi e ci sembra che per questo debbano avere le stesse funzioni, gli stessi comportamenti o le stesse gesture a cui ci hanno abituati i dispositivi in cui sono andati ad abitare.
Di certo non è sbagliato sperimentare con le tecnologie a disposizione grazie ai nuovi supporti su cui leggiamo. Quello che è fondamentale è che qualunque sia la tecnica scelta per la versione digitale del libro sia consapevole rispetto alla tecnologia stessa, all’esperienza di lettura effettiva e, dettaglio non trascurabile, alle possibilità di mercato.
OSTACOLI: SGUARDO SUL CONTESTO E COMPETENZE
Gli editori, spesso, non sono ancora lettori digitali. Non verrebbe in mente a nessuno di fare l’editore senza aver mai letto un libro. Provate a pensare di lavorare sugli ebook da professionisti senza averne mai letto uno. Non sembra essere promettente. Ancora, percepiscono la tecnologia come un problema o come qualcosa che non li riguarda. Ci siamo dimenticati che anche il libro di carta è una tecnologia: abbiamo raffinato le sue funzioni fino a portarla al suo massimo sviluppo. E adesso stiamo passando alla tecnologia successiva.
L’assenza di competenze all’interno delle case editrici riguardo alle tecnologie per la versione digitale dei propri prodotti comporta che non si sia in grado di progettare i contenuti, in primo luogo, e nemmeno di lavorare nel modo più efficace su versioni semplici e immediate (l’ePub, per esempio). Spesso nemmeno la versione più povera, quella “identica a quella di carta” è ben curata. A tre anni dall’avvio del mercato dell’editoria digitale in Italia gli ebook che funzionano male o davvero poco curati sono ancora numerosi.
Le scarse competenze tecniche per scegliere le soluzioni più opportune per le proprie esigenze portano spesso a decisioni di poco buon senso, dovute a una cattiva valutazione del contesto. In un mercato ancora molto piccolo, per esempio, bisognerebbe valutare con molta attenzione formati che vincolano solo a un determinato dispositivo. È il caso degli ebook che “funzionano solo su iPad”. E il resto del mercato? Abbiamo preso in considerazione davvero tutte le alternative prima di tagliarlo fuori?
Proviamo ad analizzare un caso in cui è facile commettere questo tipo di errori di valutazione: l’ePub Fixed Layout.
La parte che segue del post è scritta da Gabriele Alese, Digital Production Manager per Edizioni E/O.
IL CASO DEL FIXED LAYOUT: DESIGN FOR ONE DEVICE
Un caso molto evidente della deriva design for one device è quello dell’ePub Fixed Layout (FXL). Nonostante l’IDPF abbia rilasciato una bozza di specifica propria per i FXL, oggi produrre ePub FXL significa sostanzialmente dover pensare di distribuirli per iPad e Kindle Fire, adattandosi alle specifiche proprie di Apple e Amazon. Nel primo caso si tratta effettivamente di ePub FXL, nel secondo di un formato simile ma proprietario, Kindle Format 8 (KF8), che supporta – tra l’altro – anche delle direttive FXL.
Le due specifiche sono simili nell’approccio ma diverse abbastanza da rendere necessarie delle modifiche anche sostanziali al materiale sorgente per poter produrre un corretto formato finale pronto da distribuire.
Vediamo qualche dettaglio tecnico per meglio inquadrare alcune delle caratteristiche fondamentali del FXL.
Gestione dei metadati e dei contenuti per iBooks
Apple richiede che i metadati fondamentali per introdurre il fixed-layout siano riportati nel famigerato
com.apple.ibooks.display-options.xml
, con la possibilità di specificare diversi parametri a seconda della <platform>
che si sceglie tra any, iPhone e iPad.
È richiesto che ogni pagina sia racchiusa in un singolo documento XHTML, tenendo presente che le pagine pari finiranno a sinistra e quelle dispari a destra quando vengono visualizzate in landscape.
Bisogna specificare in ogni file XHTML una viewport in un elemento
<meta>
, come <meta name="viewport" content="width=600, height=1000" />
, avendo cura che siano identiche per tutto l’ebook e che il CSS applicato a <body>
rispetti questi valori. Il posizionamento degli elementi sulla pagina viene specificato in termini assoluti.La gestione dei metadati e dei contenuti su KF8
Le specifiche di Amazon si spingono un passo oltre: se viene imposto un orientation-lock landscape, è possibile utilizzare un singolo documento XHTML per la stesa di due pagine. Altrimenti si può “bloccare” l’ebook in modalità portrait. Se non viene imposto uno dei due orientation-lock, è possibile specificare le “coppie” destra-sinistra nello
<spine>
dell’opf, aggiungendo l’attributo properties
con valore page-spread-(left|right)
e accoppiando così due documenti XHTML se si passa dall’orientamento orizzontale a quello verticale.
Tutti gli attributi speciali per il FXL vengono contenuti nell’OPF, specificando una
original-resolution
che fissa le proporzioni per il ridimensionamento su device di dimensioni diverse. Particolarmente complessa è poi la specifica di region magnification, per “zoomare” parti specifiche di contenuto, che occupa una intera sezione delle publishing guidelines di Kindle.
METODO E PROCESSO DI PRODUZIONE
Ad oggi non esistono strumenti specifici che aiutino a velocizzare il lavoro di produzione di epub a layout fisso, e questo costringe a lavorare in modo intensivo sul codice, procedendo letteralmente pagina per pagina, con conseguente lavoro di proofing. Un lavoro che non è sempre agevole, essendo costretti dall’inaffidabilità dei previewer esistenti per desktop e dell’incoerenza del supporto per alcune specifiche di CSS a fare prove su prove direttamente sui dispositivi per ottenere un particolare effetto. Si consideri inoltre la facilità con cui Amazon e Apple aggiornano le specifiche dei propri formati, e ci si rende facilmente conto di come la realtà del lavoro sia complicata più di quanto sarebbe ragionevole aspettarsi.
PER CONCLUDERE: PENSATECI BENE. MA DAVVERO.
È evidente che un epub così prodotto viene meno alle potenzialità di portabilità e adattabilità che sono esattamente il punto degli ebook: non è più possibile ingrandire il testo, non è possibile cambiare il font di default con uno più leggibile, e rispettare l’accessibilità costringe a supportare un insieme di specifiche proprietarie di non semplice adozione.
Il risultato è un’innaturale forzatura della specifica epub con lo scopo di mimare quanto più possibile il comportamento dei PDF. Per produrre PDF davvero di qualità, per esempio, esistono strumenti molto più raffinati che garantiscono risultati ben più eleganti, e che permettono di riprogettare il contenuto a layout statico per gli schermi ridotti dei tablet con efficienza ben maggiore.
Tralasciamo qui ogni considerazione riguardo i contenuti audio e video e l’interattività, aspetti supportati – in una certa misura – anche in epub3 (e nell’epub2 con gli extra supportati da Apple).
Gli epub a layout fisso, insomma, rinunciano a essere epub senza guadagnare nulla che non fosse possibile realizzare meglio e più semplicemente con il formato PDF che – ricordiamolo – è a tutti gli effetti un ebook, cioè un documento in formato elettronico (nonché uno standard).
Scegliere una tecnologia di rappresentazione del contenuto significa conoscere le potenzialità e i costi di tale tecnologia, senza perdere di vista l’obiettivo, che è sempre la più efficace e più semplice fruibilità da parte del consumatore.