Carmelo Bene, Hamlet Suite
Hamlet suite
Pentesilea
Egmont- Mov./1
Egmont- Mov./2
Egmont- Mov./3
Hamlet Suite
Riversione-collage da Jules Laforgue
- perdóno, perdóno! Tu mi perdoni,
padre mio, non è vero? In fondo, mi conosci...
Kate, aspettami qui un momento. E' per la tomba
di mio padre che è stato assassinato, sai?,
pover'uomo! Poi ti racconto... Un attimo.
il tempo di cogliere un fiore... chissà...
servirà da segnalibro quando rileggeremo
il mio dramma
e saremo costretti a interromperlo
per baciarci
Stabilità!, il tuo nome è donna!...
Metodo, metodo, che vuoi da me?
Lo sai che ho morso il frutto dell'incoscienza;
che sono io colui che annuncia la nuova legge
al figlio della donna,
colui che detronizza l'imperativa categorico
per instaurare in sua vece l'imperativo climaterico...
Io che ho esordito con il dovere
di rammentarmi l'orrido
Orrido orrido orrido evento
Per esaltare in me la pietà filiale
Per far gridare l'ultimo
L'ultimo grido al sangue
di mio padre mio padre mio padre...
Io che ho voluto riscaldarmi il piatto
Riscaldare il mio piatto della vendetta
Ecco che invece ho preso
Ho preso gusto all'opera
Mi scordai di mio padre
Mio padre mio padre
assassinato il bravuomo
assassinato
Mi scordai di mia madre
Prostituita
(M'ha distrutto la donna questa visione)
Il mio trono ho scordato
il mio trono il mio trono
Me n'andavo a braccetto d'un bell'argomento
Il mio trono il mio trono
Che mostro Istrione, sì...
Felicità Felicità maniaca,
che ne faremo io della mia anima,
Lei della gioventù sua cagionevole?
Lei ch'è tutto il mio cuore e la mia vita
Che ne sarà a quest'ora - forse piange...
Oh, se è fuori con questo tempaccio
- troppo umana - da che storie rincasa?
E se è dentro
e non dorme per questo ventaccio,
Si figura felice a tutti i costi?
Si dice:
Tutto, fuor che il mio cuore
resti così incompreso?
Oh riguardati, te ne scongiuro,
poveraccio d'un cuore alle strette
oh languori fra i pianti Tu miseria
Questa miseria di volere essere
la nostra donna
Strapaese Famiglia
Case a notte ch'è nero
Vento freddo
In convento in convento...
Un convento del borgo natale
di tra il liceo e la prefettura
E dirimpetto la cattedrale
con quelle anonime vesti bigie
in preghiera e cucito
E bastare...
E sprezza senza invidia tutto quanto
non sia che questa vita di vestale
... Provinciale
Va via, ghiaccia per sempre gli occhi a terra
ch'io non veda dal vivo la tua scenetta fatale.
No non può e non può stare,
Non sei come le altre
avvinghiate alle tende alla finestra
sul tramonto che sguazza nel sangue.
Oh non ne hai l'età...
Dimmi che tu non avrai mai l'età!
Me lo prometti, è vero,
che te ne starai buona come un angelo!
(Sì perché tu non avrai mai l'età)
Passa ghiaccia per sempre gli occhi a terra,
sempre irriconciliati i tuoi begli occhi...
Oh, come Lei è laggiù
Come la notte è nera
Ahi che la vita è una stordente fiera
E' creatura E' routine
Che noi morremo.
Non sono che una disgraziata, ma ho l'animo elevato, io!
Sa Dio quante sublimi eroine ho logorato
in palcoscenico!
Ma quando ho letto la mia parte
scritta da te, in quella specie di commedia
E' proprio così il nostro misero destino:
pietoso e impietoso!
Come devi essere unico e incompreso tu,
e non matto come dice la gente
- E questo non è niente! Ti leggerò tutto! Andremo
a vivere a Parigi
- e che bizzarri nomi di battaglia -
Io ti amo, ti amo, ti amo! Vestiti!
Tu sei un angelo in scena, un mostro sacro.
Faremo colpo! Vestiti! Me ne fotto del mio trono!
I morti son morti! Vedremo il mondo, Parigi!
Vita mia, a noi due!
Povero pallido individuccio
che non crede che al suo io che a tempo perso
Vidi svanire la mia fidanzata
portata via dal corso delle cose
Così lo spino vede disfogliarsi
col pretesto ch'è sera
le sue più belle rose
Oh notte anniversaria questa Tutte
le valchirie del vento son tornate
a mugghiare agli spifferi dell'uscio
Vae soli! Ma che importa
E' stordirsene prima che si deve
La mia follia piccolina
è morta.
Eh, sì, dopo aver pianto sulla storia,
io voglio vivere un tantino felice...
Domando troppo, è vero?, a quanto pare...
Febo, davanti a te hai parecchi giorni,
ma cresce questa tua vecchia clientela
dall'a che pro?!...
Elena, vago per la mia stanza
e mentre tu stai prendendo il tè
in fondo all'oro d'un bel settembre,
rabbrividisco per la tua salute!...
Ah, la luna! La luna m'ossessiona.
Ahimè, non me la sento di sposarmi:
sono troppo spregevole per questo,
voi non siete abbastanza intrattabili.
Sempre così a estasiarvi...
E vivacchio! Vivacchio! Sono troppo
numeroso per dire sì e no...
Mi sento troppo pazzo. Da sposato
Maciullerei la bocca alla mia bella
e, caduto in ginocchio, le direi
queste parole losche: e troppo! E' troppo!,
il mio cuore è troppo centrale,
e tu non sei che carne umana,
non puoi non puoi trovarmi tanto ingiusto
se ti faccio del male... In verità,
più ci si estasia insieme
e meno s'è d'accordo.
In verità, la vita è troppo breve.
Non sono che una disgraziata, ma ho l'animo elevato, io!
Dio solo sa quante sublimi eroine ho logorato
in palcoscenico!
... Ma quante devi averne fatte soffrire anche tu!
Se tu sapessi che gran cuore ho io!
Non ne posso più di quest'esistenza cinica e vuota!
Domani pianto tutto! Me ne torno a Calais
e mi faccio monaca
per dedicarmi ai poveri feriti
della guerra dei cent'anni!
Frasi chincaglierie
ricordi in grumi ahimè
come s'è dimagrita
che ne sarà di me
Oh, perdóno, perdóno, non l'ho fatto apposta!
Ordinami qualsiasi espiazione! Ma sono così buono,
ho un cuore d'oro, io
e non ce n'è più come il mio.
Tu mi capisci, non è vero?
Non chiedo nulla a nessuno, io. Sono senza un amico.
Non ho un amico che sappia raccontare la mia storia,
un amico che mi preceda dappertutto
per evitarmi quelle spiegazioni che m'ammazzano.
Non ho una che sappia gustarmi.
Ah, sì un'infermiera!
Un'infermiera per amor dell'arte,
che conceda i suoi baci solamente ai moribondi,
a gente in estremis,
e che perciò non possa vantarsene. Macché!
Una volta a casa, uomini e donne a coppie
ammireranno i miei scrupoli sull'esistenza,
ma non li imiteranno nemmeno per sogno,
e non se ne vergogneranno affatto a quattr'occhi,
da uomo amato a donna amata, in famiglia!
Più tardi mi s'accuserà d'aver fatto scuola.
Come sono solo!
E quest'epoca non c'entra nemmeno un po'.
Voglio tornarmene fra la brava gente di campagna
Voglio sposare una povera ragazza.
Voglio sposarmi, sì!
Tra tutte le mie idee questa senz'altro
sarà stata la più amletica.
Non posso vedere le lacrime delle ragazze! Sì,
perché far piangere una ragazza
è più irreparabile che sposarla!
Perché le lacrime son tutta infanzia.
Perché le lacrime versate manifestano
semplicemente una pena così profonda,
che tutti gli anni d'incallimento sociale
e ragionevolezza scoppiano e affogano
in quella fonte riaperta dell'infanzia
della creatura primitiva, incapace di male.
Si fa tardi. A domani i baci e le teorie...
OVVERO
VULNERABILE INVULNERABILITA'
E NECROFILIA IN ACHILLE
poesia orale
su scritto incidentato
versioni da Stazio Omero Kleist
E' brivido presaga madre Teti
marina che di sotto i vitrei gorghi
ha visto i remi contro de l Idea
piano frantuma l onda e a l aria grida
Contro me s ergono queste navi
a me sono minaccia di sventura
Vedo già l mare Jonio Egeo solcato
da mille navi Vano
questo greco allearsi con gli atridi
superbi se per mare se per terra
il mio Achille si vuole stanare
se lui per primo vuole
rivelarsi seguire
questa guerra Dolore
Tardo timore dentro il cuore questo
di madre che
dal profondo marino abisso
Una tempesta Ahi me infelice E' tardi
Se per te ho conosciuto
l'umiliazione di questa terra
Se ho subìto uno sposo mortale
Se appena nato t immersi
oh per intero l avessi fatto
dentro il corso inviolato dello Stige
indossa oh non per molto queste vesti femminee
Ti rivolta Perché distogli gli occhi
E che vergogna è in questa debolezza
Su te Sul grande Mare consanguineo
Giuro Chirone non lo saprà mai
E' a te così molesto simularti
fanciulla in mezzo ad altre
e danze e giochi intessere con loro
Mi fosse dato giungere due amori
Un nuovo Achille stringere al mio seno
T era penoso fingerti
bambina tra bambine a nove anni
danzare spensierata insieme ad esse
Che può mai somigliare
altra felice questa vita questa
Zeus questa terra il sole mai Briséide
Mai femmina Le mani
queste le mani queste
hanno toccato
Ma la Sposa Bambina
che dalle braccia mi fu strappata
Le navi Le navi
Le navi marine
Ecco la sorellina del mio Achille
Non si nota com è crucciata in volto
simile in tutto a quel suo fratello
Chiedeva intrepida arco e faretra
rinunziando alle nozze
così com è costume delle Amazzoni
Ho già fin troppo il mio bel da fare
con quel mio figlio maschio
Oh non lasciarla misurarsi mai
nelle gare indecenti della lotta
né mai sola addentrarsi nei boschi
Terra a me cara in che ho fidato
il pegno questo del mio grande amore
siimi propizia Non lo raccontare
E si fa Rosso
costretto in vesti femminili queste
E gli insegna così Così Gli insegnai
a non più così rigidire il collo
a snodare così le braccia forti
a piegare le troppo larghe spalle
così
Gli raccoglie così così ma in belle
trecce ordinate gli
scomposti capelli Di fiori
cinge il collo del suo beneamato
così la gonna
Gli insegna a camminare
senza inciampi nei veli le movenze
a gestire a parlare
piano così
Capelli
Fra le tutte Lei scelse sua compagna
questa Lei sola segue Lei con gli occhi
fissa Con gli occhi questi
sempre a Lei accanto
Piano così la tocca
col tirso
I fiori con le bende
fatte apposta cadere
così
Le mostra dell usata lira
questa le dolci corde
E le guida così la mano questa
queste le dita preme sulle corde
mentre lei suona
Mentre canta le sfiora la bocca
l abbraccia e approva e stringe
tra baci a mille
E gli insegna a filare a torcere
il pollice su l indice così
la lana grezza
E Da capo Col fuso e le matasse
scompigliate E stupisce del timbro
della sua voce questa Della forza
(F.C. Brusio degli artigiani ora lontano, ora in primo piano)
- Vino! Vino! Vino!
- Salute a sua Maestà!
- Alla maestà vostra, s'intende.
- Grazie, sì, ma perché?
- Perché alla salute della nostra
Maestà Spagnola...
-... Non beviamo di cuore...
-... Di chi?
- Di Filippo Secondo, re di Spagna.
- Suo padre, Carlo Quinto, lui sì ch'era un signore!...
-... Dio l'abbia in gloria...
- Questo è d'un'altra stoffa.
- E' più maestoso
- Sovrano.
- Non è un signore adatto ai Neerlandesi.
- Come noi, li vogliamo i nostri principi...
- Franchi e allegri!
- Noi siamo buoni e cari, ma i piedi addosso, no!
I- Perché vogliamo bene al conte Egrnont?
- Perché basta guardarlo negli occhi...
- ... E comprendiamo che ci vuole bene
- ... Libero, allegro...
- ... Spartirebbe ogni cosa con chi ha bisogno...
- ... E con chi non ne ha...
- Un viva al conte Egmont!
- Viva! Viva!
- Evviva il conte Egmont!...
- ... L'eroe di San Quintino...
- ... E Gravenlingen!...
- ... Viva!
(Pausa breve. Brusio confuso. Brindisi.)
- E' proibito cantare i nuovi salmi.
- Nella nostra provincia noi cantiamo quel che si vuole.
- Se m'è vietato fare quel che voglio,
mi si permetta almeno
di pensare e cantare a modo mio!
- Suvvia, dimenticate il vino!...
- ... E Guglielmo d'orange!... -
- ... Viva! Viva!
(EG. - Che dicono le lettere?
- Troppo, e poco d'allegro.
EG. - Tanto meglio, se noi la gioia l'abbiamo in casa
a che serve aspettarsela da fuori?!...
(sfoglia)
... Sono molte. Abbastanza!
- E tre corrieri aspettano!
EG - Suvvia, l'indispensabile...
- ... E lo è tutto!...
EG - E va bene, una cosa per volta, ma alla svelta!...
- ... Relazioni del Capitano Breda: a Gand
e dintorni la sommossa è in gran parte quietata...
EG, - Niente eccessi isolati?
- Sì, qualcosa.
EG. - Risparmiamelo!
- Sei arrestati a Verviers: hanno strappato
l'immagine di Maria. Deve farli impiccare come gli altri?
EG. - Sono stanco di forche. Li frusti e li rilasci!
- E fra questi sei, due donne.
EG. - Alle donne una predica e via!
- E poi c'è Brink che milita con Breda.
Vuole sposarsi, ma il suo capitano
non è d'accordo...
EG. - Per questa volta passi. E' un bel ragazzo!
- Seter e Hart hanno inguaiato una ragazza.
EG. - Se hanno usato violenza e lei è onorata,
si sequestrino i beni, se ne hanno; quanto
basta a pagare alla ragazza il suo corredo.
- Uno di quei predicatori è passato in segreto
per Comines; la norma esige sia decapitato.
EG. - Lo si accompagni invece alla frontiera
senza tanto baccano, e consigliandolo
che non ci provi una seconda volta...
- Ecco il nostro esattore. S'incassa poco, dice
EG, - I soldi ha da trovarli, è il suo mestiere!
_ Vuol trattenere inoltre
la metà dell'importo del sussidio
ai veterani, alle vedove, che poi
s'arrangeranno.
EG. - Arrangiarsi un bel niente! Quella gente
ha bisogno di soldi più di me. Non se ne parli!
- E, infine, in evidenza, il conte Oliva,
sempre in ansia, che v'ama come un padre!
EG. - E fra le tante cose che detesto,
scrivere m'è fra tutte la più odiosa!
Buono, onesto vegliardo,
fosti così assennato in giovinezza?
Non rampicasti mai su d'un bastione?
E in battaglia?,
te ne restavi puntualmente al posto
che la cautela più ti consigliava,
indietro?
Mia leale premura,
vorresti mia la vita e la felicità!
E non t'avvedi che chiunque viva
per starsene al sicuro, sia già morto?...
Gira e rigira, il punto è sempre quello:
dovrei vivere come più non voglio.
Io sono allegro, spensierato. Vivo
tutto d'un fiato:
questo mi fa felice, e non lo cambio
per nessuna tombale sicurezza!
Non una sola goccia del mio sangue
inclina alle abitudini spagnole,
né il mio passo conosce la cadenza
circospetta di corte.
Vivere solo per pensare a vivere!
- Non così rude verso quel brav'uomo!,
ma non vedete come è riguardoso?
come accorto vi tocca?
... E sì, ma
tocca sempre la stessa corda!
Sa che detesto queste ammonizioni,
sconcertanti e vane.
Fossi sonnambulo e me ne stessi andando
pericolosamente a spasso sopra un tetto,
sarebbe amico sgridarmi
e risvegliarmi, e uccidermi?!
Basta! Come sferzati
da spiriti invisibili,
trascorrono i solari
cavalli del tempo
col carro lieve della nostra sorte
e a noi non resta che serrar le briglie
con animosa calma, e a dritta e a manca,
qua da uno scoglio, là da un precipizio
sviar le ruote. Chissà mai per dove?!
Rammentiamo appena donde siamo partiti.
Egmont - Mov. 3
(Chiarina - Brackemburg)
CHIAR. - Su, reggetemi il filo...
BRACK. - Chiarina, ve ne prego, risparmiatemi!...
CHIAR. - Di nuovo! che vi piglia?...
BRACK. - Questo filo m'incanta a voi di fronte;
non posso più scampare ai vostri occhi.
CHIAR - Sciocchezze, su reggete!... Cantiamo...
Che accade fuori, Brackemburg?... E' una marcia!
Brackemburg, caro, andate, ve ne prego,
andate un po' a sentire quel che accade...
Sono curiosa, non me ne vogliate.
La sua presenza mi fa star male;
sono in torto con lui, e che lui lo senta
così vivamente,
m'angoscia. Ma non posso farci nulla.
Né posso fare a meno d'esser con lui gentile
La mia mano si chiude
quando la sua la tocca... ed è pur lieve,
affettuosa
M'è penoso ingannarlo, consentire
nel suo cuore a una vaga speranza.
M'è penoso. E Dio sa che non l'inganno,
che non voglio lasciarlo sperare
né abbandonarlo alla disperazione.
Lo vedevo di cuore. E in fondo al cuore
gli voglio bene ancora.
Avrei potuto sposarlo. Non mi sarebbe mancato nulla.
E avrei avuto una vita tranquilla
Io sono in uno stato sorprendente;
so e non so come è andata. E poi mi basta
rivedere Egmont,
e tutto m'è di nuovo comprensibile.
Ah, che uomo!
Le province lo adorano tutte!
E non dovrei essere io nelle sue braccia,
creatura al mondo la più felice?!
Ah, mi chiedo soltanto se mi ama!
Se mi ama: è domanda da farsi?
Che accade?
BRACK. - Niente è certo. In Fiandra sembra
sia esplosa una rivolta, e la Reggente
tema si possa propagare fino qui.
La reggia è ben difesa. I cittadini
fanno ressa alle porte, e intanto il popolo
brontola per le vie. Voglio affrettarmi
da mio padre che è vecchio.
CHIAR. - Vi si vede domani? Sono tutta
in disordine..
Deve arrivare qui nostro cugino...
Suvvia, mamma, aiutatemi!...
Eccovi il vostro libro. E riportatemi
un'altra storia di queste.
BRACK. - La vostra mano...
CHIAR. (rifiutando) - Quando ritornerete.
(Brackemburg, solo)
BRACK. - Volevo andarmene.
Ma che lei m'abbia preso in parola mi fa
impazzire!
... Ahi, misero!, non ti tocca il destino
della tua patria? Il compatriota e lo spagnolo,
chi detiene il potere e chi ha ragione,
t'è indifferente?
... Ero ben altro quando andavo a scuola:
quanto fervore, quanta eccitazione!
E adesso mi trascino sotto gli occhi
d'una ragazza che non so abbandonare,
che non può amarmi... Ah, no!
Non può avermi rifiutato del tutto.
Non del tutto... a metà... è come nulla!
Ah, non sopporto!, fuori del suo cuore
seguitare a vivere...
Uno squillo di tromba, il fischio
d'un proiettile traverso le ossa,
non mi scompongono, ahimè!, non mi precipitano
a salvare, ad osare. Miserabile,
obbrobrioso mio stato!...
Meglio farla finita una buona volta.
Or non è molto tentai d'affogarmi
e quand'ero sul fondo mi sovvenne
che sapevo nuotare, e controvoglia
fui salvo!...
Ah, potessi scordare i giorni quando
lei mi amava; pareva che mi amasse!...
Perché m'ha penetrato le midolla
tanta felicità?...
Perché quella speranza ha consumato
la gioia della vita... un paradiso
di lontano mostrandomi...
E quel bacio, primo, unico, qui?!...
Soli. E lei parve a un tratto intenerirsi
guardarmi... un turbinare
dei sensi... sulle mie
le sue labbra... Adesso, muori!,
infelice. Che indugi? tu, veleno
benefico! ...
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