Anni di piombo
Mio papà è tra i 78mila firmatari della lettera contro il commissario Calabresi. All'epoca aveva 9 anni. Il fatto è che gli intellettuali di sinistra trovarono un modo molto astuto per raccogliere tutte quelle firme. Facevano i banchetti in strada e chiedevano una firma contro la droga, per la lotta alla malaria o a sostegno dei reduci Rsi, e di fronte a cause tanto nobili è ovvio che tutti firmavano volentieri. E quando facevi per lasciargli mille lire, sapendo che qualcosa te lo chiedono sempre, loro ti dicevano "no no s'immagini" e quindi uno era ancora più soddisfatto di aver firmato, anche se è pur vero che di solito se lasci una piccola somma ti danno in cambio un gadget interessante, di solito il gagliardetto del Genoa. Fatto sta che, truffa o non truffa, mio papà ha addosso quest'onta della firma al pari di Dario Fo, Nanni Loy e Gio Pomodoro. Perciò ogni tanto lo vedi che si mette in poltrona e si chiude nel dolore e nel silenzio per giorni e giorni, senza dare alcun segnale di vita. Tranne uno: se gli dici "Giuseppe Conte" sorride e scoreggia. Ma è cosa di un attimo.
Niccolò Re
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